Yemen: Hadi è pressato verso il dialogo

Il governo yemenita ha acconsentito di prendere parte a una nuova fase di colloqui per giungere alla pace nel paese. Il presidente yemenita Abd Rabbo Mansour Hadi è sempre più pressato dai governi di Arabia Saudita e Emirati Arabi per procedere ai negoziati, in quanto questi due paesi, che sono i principali sostenitori della causa di Hadi, stanno cedendo alle pressioni dell’amministrazione statunitense per giungere nel breve ad una bozza di accordo. La situazione in Yemen appare più grave di quanto previsto, il blocco aereo e navale condotto dalla coalizione a guida saudita sta compromettendo seriamente le condizioni umanitarie nel paese, con pesanti ripercussioni future per la sicurezza nell’area. Il collasso delle istituzioni e la quasi impossibilità per le autorità di controllare il territorio sta favorendo ancora di più il proliferare di organizzazioni terroristiche e criminali che si spartiscono il potere nel paese, la grave crisi umanitaria spinge inoltre giovani poco istruiti e poveri ad aderire a milizie armate di stampo radicale, compresa AQAP e Daesh.

Sul campo lo scontro tra le forze fedeli al presidente Hadi e i miliziani Houthi è ancora aperto. Le forze governative stanno avanzando verso la provincia meridionale di Shabwa, uccidendo decine di Houthi nel tentativo di strappare questa enclave ribelle al controllo delle milizie sciite. I ribelli vengono poi attaccati anche nel distretto di Bayhan, tra le province di Marib e di Shabwa. La conquista del distretto di Bayhan da parte delle forze di Hadi rappresenterebbe una grande vittoria per le forze governative, dal momento che si tratta dell’unica parte della provincia di Shabwa in cui gli Houthi mantengono il controllo del territorio, dopo aver perso cinque province nel sud dello Yemen in seguito ai raid a guida saudita. La battaglia si sta spostando sempre di più verso Sana’a, la capitale occupata dal 2014 dalle forze sciite. Ad est di Sana’a, le forze governative stanno conquistando alcune vette di grande importanza strategica, sui monti del distretto di Naham, in vista soprattutto di un’offensiva contro gli Houthi barricati nella capitale.
Gli Houthi, che a questo punto del conflitto sperano che una nuova sessione di colloqui parta entro l’inizio del 2017, vivono una fase di crisi interna piuttosto grave. All’interno della formazione armata Ansar Allah è in atto una vera e propria scissione. Dopo anni di conflitto, le due anime del movimento sciita, ovvero quella più moderata e disposta al negoziato con Hadi, e quella più radicale orientata solo allo scontro armato per la supremazia nel paese, si stanno preparando ad una divisione. Secondo molti dei combattenti sciiti più radicali, non esisterebbero sufficienti garanzie per una prosecuzione dei colloqui di pace, il timore infatti è che una volta giunti ad un accordo si possa assistere a ritorsioni contro coloro che hanno militato tra gli Houthi, negando di fatto la possibilità di essere integrati nel governo del paese. L’ala più moderata, che ha più legami con Teheran, vede come unica possibilità per l’ottenimento di risultati politici la partecipazione ai negoziati con Hadi. La scissione in corso all’interno del movimento Houthi sta provocando una serie di contrasti anche con gli uomini fedeli al deposto presidente Ali Abdullah Saleh, elemento ormai in ombra negli ultimi mesi di conflitto.
I prossimi sviluppi dei negoziati dipenderanno dalla determinazione dell’amministrazione Obama, tramite Kerry, di accelerare una risoluzione nelle ultime settimane di presidenza. Certamente le recenti sollecitazioni da Washington verso Arabia Saudita e Emirati Arabi per arrivare ad un accordo potrebbero dare nuovo impulso a negoziati che finora non hanno portato alcun risultato.