Author Archives: Sergio Giangregorio

USA fake

USA fake

Dopo le denunce verbali senza riscontri, dopo le dichiarazioni dei militari americani che dicono al mondo di aver visto dal satellite che l’aviazione siriana di Assad bombardava con il gas sarin la popolazione civile anche questa volta senza riscontri e senza aver portato i tracciati da cui inequivocabilmente sarebbe stato possibile capire se l’attacco chimico era stato programmato da Assad, ecco l’ennesimo colpo di scena.

L’intelligence Usa, non si è capito bene quale delle tante agenzie, ha intercettato un colloquio dei piloti siriani che si preparano ad attaccare con il gas la popolazione inerme.

Naturalmente le intercettazioni rimarranno segrete e quindi, se esistono facilmente manipolabili, ma sulla base di questa ennesima “bufala“ il Presidente Trump avrà la giustificazione alle azioni di rappresaglia in Siria.

E’ sempre tutto molto strano, e la domanda sorge spontanea: se gli americani hanno intercettato l’aviazione siriana in procinto di commettere un crimine contro l’umanità perché non sono intervenuti per fermarli?

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Tornano le bombe in Egitto

Tornano le bombe in Egitto

Tornano le bombe contro i cristiani, contro la quotidianità di un paese e di un popolo che cerca lentamente di tornare alla normalità, anche se con un governo che non ammette contraddittorio e non tollera opposizioni democratiche.

Tutto purtroppo rientra nella ormai consueta attività di destabilizzazione che le organizzazioni terroristiche etero guidate mettono in campo per generare confusione  e panico nell’area medio orientale con lo scopo di disunire il più possibile i paesi che faticosamente tentano di collaborare e di fare fronte comune contro lo spettro del terrorismo islamico.

Allora si colpisce un mercato, una  chiesa, una moschea, una caserma… vecchia tattica.

Di fronte all’effetto devastante di una bomba ci si aspettava, però, un governo egiziano più attento alla difesa degli obiettivi citati.

In Egitto l’Intelligence utilizza ingenti risorse economiche ed umane per fare indagini anche sul nulla, ma si dimentica di procedere alla difesa passiva degli obbiettivi sensibili, nei giorni più a rischio dell’anno.

Strano, molto strano.   

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Tornano le bombe in Egitto

Tornano le bombe in Egitto

Tornano le bombe contro i cristiani, contro la quotidianità di un paese e di un popolo che cerca lentamente di tornare alla normalità, anche se con governo che non ammette contradditorio e non tollera opposizioni democratiche.

Tutto purtroppo rientra nella ormai consueta attività di destabilizzazione che le organizzazioni terroristiche etero guidate mettono in campo per generare confusione  e panico nell’area medio orientale con lo scopo di disunire il più possibile i paesi che faticosamente tentano di collaborare e di fare fronte comune contro lo spettro del terrorismo islamico.

Allora si colpisce un mercato, una  chiesa, una moschea, una caserma, vecchia tattica.

Di fronte all’effetto devastante di una bomba ci si aspettava, però, un governo egiziano più attento alla difesa degli obiettivi citati.

In Egitto l’Intelligence utilizza ingenti risorse economiche ed umane per fare indagini anche sul nulla, ma si dimentica di procedere alla difesa passiva degli obbiettivi sensibili, nei giorni più a rischio dell’anno.

Strano, molto strano.   

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Stoccolma sotto attacco

Stoccolma sotto attacco

Ancora un camion, rubato e lanciato sulla folla nella speranza di fare il maggior numero di vittime.

Nel primo pomeriggio intorno alle 15 ora italiana un camion che trasporta birra, rubato diverse ore prima si è schiantato all’interno di un centro commerciale nell’area pedonale di Stoccolma in pieno centro.

Ci si aspettava il ripetersi di simili azioni, perché le più facili da portare a termine con successo e purtroppo l’intelligence svedese non ha ben attivato tutte quelle procedure preventive che se utilizzate servono a non far avvicinare mezzi di questo tipo a zone affollate.

Avere il permesso per entrare in una zona pedonalizzata in questo periodo non può bastare; in Italia, infatti la prevenzione cosiddetta passiva impedisce con ostacoli fisici ai veicoli di prendere velocità nelle aree a rischio, inoltre nei centri commerciali e nelle zone limitrofe abbiamo, da tempo schierato, rigorosamente in borghese, numerosi speciali in grado di fermare una fonte di pericolo in breve tempo.

Le buone pratiche devono essere sempre condivise.     

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Stoccolma sotto attacco

Stoccolma sotto attacco

Ancora un camion, rubato e lanciato sulla folla nella speranza di fare il maggior numero di vittime.

Nel primo pomeriggio intorno alle 15 ora italiana un camion che trasporta birra, rubato diverse ore prima si è schiantato all’interno di un centro commerciale nell’area pedonale di Stoccolma in pieno centro.

Ci si aspettava il ripetersi di simili azioni, perché le più facili da portare a termine con successo e purtroppo l’intelligence svedese non ha ben attivato tutte quelle procedure preventive che se utilizzate servono a non far avvicinare mezzi di questo tipo a zone affollate.

Avere il permesso per entrare in una zona pedonalizzata in questo periodo non può bastare; in Italia, infatti la prevenzione cosiddetta passiva impedisce con ostacoli fisici ai veicoli di prendere velocità nelle aree a rischio, inoltre nei centri commerciali e nelle zone limitrofe abbiamo, da tempo schierato, rigorosamente in borghese, numerosi speciali in grado di fermare una fonte di pericolo in breve tempo.

Le buone pratiche devono essere sempre condivise.     

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Trump il presidente flessibile

Trump il presidente flessibile

Dall’attendismo di Obama siamo passati all’interventismo di Trump, il gioco come al solito è truccato ed il nuovo Presidente Usa governa gli Stati Uniti sempre più a corrente alternata.

Sulla vicenda di Idlib ha dichiarato e messo in pratica la sua flessibilità peccato che lo abbia fatto senza alcun riscontro oggettivo, senza alcuna prova che il responsabile della strage sia stato Assad e senza neppure cercare di capire perché è successo e quali agenti chimici siano stati usati.

Serviva un pretesto per stroncare l’espansione Russa in Siria , per mescolare ancora le acque già torbide e permettere a Trump finalmente di mostrare i muscoli.

Ed i muscoli li abbiamo visti oltre 50 missili lanciati sulla base aerea siriana, una vera boccata d’ossigeno per i terroristi.

Ora ragioniamo sulla continua sclerosi politica degli Usa che alto combattono gli oppositori di Assad e dall’altro combattono contro Assad.

Nelle prossime settimane certamente Trump tenterà ancora di mostrare i muscoli anche diversificando su altre aree la sua azione militare.

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Armi chimiche in Siria

Armi chimiche in Siria

Idlib sotto attacco, uccisi con armi chimiche numerosi civili e molti bambini, l’orrore torna in Siria e subito i Media di tutto il mondo hanno individuato in Assad il responsabile del massacro.

Anche questa volta senza alcuna prova oggettiva e senza mostrare i tracciati radar statunitensi che potrebbero dire senza ombra di dubbio quali e quanti aerei da combattimento e quando hanno sorvolato Idlib.

Hanno tutti parlato di Gas Sarin, ma il Sarin ha altri effetti nocivi sulle persone e se utilizzato su supporti missilistici ha effetti devastanti in termini di numero di vittime, l’agente chimico potrebbe essere stato probabilmente di altra natura forse bombe al cloro, stoccate in deposito e poi esplose a terra a causa di un bombardamento convenzionale.

Un attacco chimico per fare 80 morti e non conquistare alcun vantaggio tattico a chi giova?

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Donald Trump and Hillary Clinton

Report elezioni USA

Trump - Clinton

Trump se vuole vincere le elezioni deve conquistare, in queste ultime ore, con certezza lo Utah, l’Arizona.

Forse lo Utah e la Georgia sono già nelle sue mani ,ma l ‘Arizona è più difficile ed il suo vantaggio ad oggi nello stato è troppo sottile.

Se Trump riuscisse ad avere già domani la maggioranza in Utah, Georgia, Arizona, Carolina del Sud, Florida ed Ohio arriverebbe  quasi a 253 punti e gliene mancherebbero ancora una ventina per vincere.

Servirebbe allora vincere in Pennsylvania. Questo stato è in bilico anche per la Clinton, ma proprio qui la Clinton concluderà la campagna elettorale con tutti i super big  insieme al marito ed ad Obama.

Questa circostanza oltre alla scia del Presidente uscente ed alla recente dichiarazione dell’FBI che la scagiona in modo definitivo ed infine alla comunità ispanica a suo favore faranno vincere la Clinton.

Perdendo la Pennsylvania Trump ha come ultima chance quella di puntare su altri piccoli stati Lowa, Nevada, Maine e NewHampshire ma le informazioni sui dati reali sono troppo altalenanti e le incertezze dal punto di vista mediatico e concreto favoriscono la Clinton, che comunque ha già deciso di fare una ribattuta in questi paesi.

Ultimissima possibilità per Trump è quella di strappare voti in Michigan, Wisconsin , Colorado, Virginia , New Mexico.

Ma è tutto troppo tardi,  i finanziatori delle campagne elettorali dei due contendenti sono in larga maggioranza gli stessi ed hanno già deciso di far eleggere il cosiddetto  candidato “meno peggio “ ed a loro più congeniale.

Per questo nonostante tutto e nonostante tutti vincerà la Clinton.  

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Libia – brief report 7-10-2016

Haftar

Il generale Haftar persiste nel suo lavoro di rafforzamento della sua figura nell’est della Libia, guadagnando di giorno in giorno maggiori poteri. I recenti successi militari dell’esercito di Haftar hanno permesso al settore petrolifero di rilanciarsi, secondo dati recenti la compagnia petrolifera libica Arabian Gulf Oil Company (AGOCO) ha aumentato la produzione di petrolio fino a circa 300 mila barili al giorno, inoltre secondo quanto riportato dalla National Oil Company (NOC) l’output petrolifero il Libia è salito a 485 mila barili al giorno. La ripresa della produzione è avvenuta immediatamente dopo la riconquista da parte di Haftar dei porti di Sidra, Ras Lanuf, Zueitina e Marsa al Brega, l’insieme delle infrastrutture che costituiscono la mezzaluna petrolifera. Entro la fine del 2016 la Libia potrebbe arrivare a produrre quasi un milione di barili al giorno di petrolio, segnando una svolta nel settore dal 2011. 

La ripresa del settore petrolifero comporterà però un enorme afflusso di denaro nella Banca Centrale libica con sede a Tripoli, sotto il controllo del Governo di Unità Nazionale, rivale del Generale Haftar. In realtà la liberazione dei porti della mezzaluna petrolifera si sta rivelando una mossa molto astuta da parte di Hafar, che oltre a muoversi militarmente sta gettando le basi per una nuova fase di conquista politica del potere in Libia. Consentendo al paese la ripresa della produzione petrolifera, Haftar sta rafforzando la sua figura in tutta Libia, compresa la Tripolitania e le sue operazioni militari acquistano di volta in volta maggiore legittimità anche a livello internazionale. Liberando i porti di Ras Lanuf e Sidra ha voluto dare dimostrazione della sua intenzione di operare nell’interesse della Libia, è però vero che le vittorie militari di Haftar sono arrivate grazie alla collaborazione delle milizie locali alle quali era stata garantita la possibilità di inserirsi nella ripresa delle attività petrolifere. 

Inoltre, il fatto che i porti della mezzaluna petrolifera siano stati liberati per mano di Haftar pone un serio rischio per il governo di Tripoli, che si trova costretto ad accettare una situazione in cui Haftar esercita un controllo ferreo sulle entrate di denaro provenienti dal commercio di petrolio e quindi un enorme influenza sul processo politico interno, è molto probabile infatti che Haftar inizi ad avanzare pretese verso Tripoli, consapevole del suo potere in tutta l’area della mezzaluna petrolifera. 

Il crescente peso di Haftar in Libia è sostenuto anche da diverse potenze, tra cui la Russia, con la quale Haftar sta stringendo accordi per l’importazione di armamenti. Abdel Basset Badri, rappresentante di Haftar, ha concordato con il ministro della difesa russo Sergej Shoigu, l’invio di armi di 5.000 pistole, attrezzature per telecomunicazioni, lanciarazzi RPG e mezzi blindati, mentre è ancora in discussione la possibilità di sostenere Haftar tramite l’invio di aerei cacciabombardieri e di avviare un’operazione congiunta Esercito Nazionale Libico-Russia per contrastare i miliziani di Daesh, come avviene similmente in Siria. L’Egitto invece ha rinforzato la collaborazione nel campo dell’intelligence, che prevede l’aumento di personale appartenente al Mukhabarat egiziano in Cirenaica, oltre che la trasmissione di immagini satellitari e apparecchiature elettroniche. 

Al momento sembra inarrestabile l’avanzata di Haftar, che è deciso a dimostrare al mondo di poter assicurare alla Libia un governo stabile e forte, contrariamente a quanto invece sta facendo il Governo di Unità Nazionale che invece permane in uno stato di immobilità che sta imbarazzando la comunità internazionale. 

Se Haftar continuerà ad attrarre sostegno da potenze estere, gli accordi di Skhirat del 17 dicembre 2015 potrebbero essere messi in discussione già entro il 2016. Secondo fonti locali, Haftar ha in programma diversi incontri riservati a Tripoli nelle prossime settimane, con lo scopo di presentare una proposta di transizione politica della durata di tre mesi entro la prima settimana di novembre, con l’intermediazione della Francia. 

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Libia – brief report 7-10-2016

Haftar

Il generale Haftar persiste nel suo lavoro di rafforzamento della sua figura nell’est della Libia, guadagnando di giorno in giorno maggiori poteri. I recenti successi militari dell’esercito di Haftar hanno permesso al settore petrolifero di rilanciarsi, secondo dati recenti la compagnia petrolifera libica Arabian Gulf Oil Company (AGOCO) ha aumentato la produzione di petrolio fino a circa 300 mila barili al giorno, inoltre secondo quanto riportato dalla National Oil Company (NOC) l’output petrolifero il Libia è salito a 485 mila barili al giorno. La ripresa della produzione è avvenuta immediatamente dopo la riconquista da parte di Haftar dei porti di Sidra, Ras Lanuf, Zueitina e Marsa al Brega, l’insieme delle infrastrutture che costituiscono la mezzaluna petrolifera. Entro la fine del 2016 la Libia potrebbe arrivare a produrre quasi un milione di barili al giorno di petrolio, segnando una svolta nel settore dal 2011. 

La ripresa del settore petrolifero comporterà però un enorme afflusso di denaro nella Banca Centrale libica con sede a Tripoli, sotto il controllo del Governo di Unità Nazionale, rivale del Generale Haftar. In realtà la liberazione dei porti della mezzaluna petrolifera si sta rivelando una mossa molto astuta da parte di Hafar, che oltre a muoversi militarmente sta gettando le basi per una nuova fase di conquista politica del potere in Libia. Consentendo al paese la ripresa della produzione petrolifera, Haftar sta rafforzando la sua figura in tutta Libia, compresa la Tripolitania e le sue operazioni militari acquistano di volta in volta maggiore legittimità anche a livello internazionale. Liberando i porti di Ras Lanuf e Sidra ha voluto dare dimostrazione della sua intenzione di operare nell’interesse della Libia, è però vero che le vittorie militari di Haftar sono arrivate grazie alla collaborazione delle milizie locali alle quali era stata garantita la possibilità di inserirsi nella ripresa delle attività petrolifere. 

Inoltre, il fatto che i porti della mezzaluna petrolifera siano stati liberati per mano di Haftar pone un serio rischio per il governo di Tripoli, che si trova costretto ad accettare una situazione in cui Haftar esercita un controllo ferreo sulle entrate di denaro provenienti dal commercio di petrolio e quindi un enorme influenza sul processo politico interno, è molto probabile infatti che Haftar inizi ad avanzare pretese verso Tripoli, consapevole del suo potere in tutta l’area della mezzaluna petrolifera. 

Il crescente peso di Haftar in Libia è sostenuto anche da diverse potenze, tra cui la Russia, con la quale Haftar sta stringendo accordi per l’importazione di armamenti. Abdel Basset Badri, rappresentante di Haftar, ha concordato con il ministro della difesa russo Sergej Shoigu, l’invio di armi di 5.000 pistole, attrezzature per telecomunicazioni, lanciarazzi RPG e mezzi blindati, mentre è ancora in discussione la possibilità di sostenere Haftar tramite l’invio di aerei cacciabombardieri e di avviare un’operazione congiunta Esercito Nazionale Libico-Russia per contrastare i miliziani di Daesh, come avviene similmente in Siria. L’Egitto invece ha rinforzato la collaborazione nel campo dell’intelligence, che prevede l’aumento di personale appartenente al Mukhabarat egiziano in Cirenaica, oltre che la trasmissione di immagini satellitari e apparecchiature elettroniche. 

Al momento sembra inarrestabile l’avanzata di Haftar, che è deciso a dimostrare al mondo di poter assicurare alla Libia un governo stabile e forte, contrariamente a quanto invece sta facendo il Governo di Unità Nazionale che invece permane in uno stato di immobilità che sta imbarazzando la comunità internazionale. 

Se Haftar continuerà ad attrarre sostegno da potenze estere, gli accordi di Skhirat del 17 dicembre 2015 potrebbero essere messi in discussione già entro il 2016. Secondo fonti locali, Haftar ha in programma diversi incontri riservati a Tripoli nelle prossime settimane, con lo scopo di presentare una proposta di transizione politica della durata di tre mesi entro la prima settimana di novembre, con l’intermediazione della Francia. 

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